Ciò che conta più di ogni altra cosa in fotografia è la luce. Più dell’attrezzatura, più del soggetto in sè, l’importante è come quest’ultimo viene illuminato. E’ la luce che ci da il mood, il carattere dell’immagine, che determina le impressioni che una foto può provocarci. Uno soggetto fotografato con la stessa macchina fotografica in condizioni identiche ma illuminato in modi diversi può dare sensazioni di paura, inquietudine, tristezza, serenità, euforia, ecc. Per questo è fondamentale capire quali sono le tipologie di luce esistenti ed usarle consapevolmente. Non sto parlando della differenza tra luce naturale o artificiale, ma di alcune differenze di “qualità” che riguardano la luce in generale.
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Luce diretta
Quella che viene chiamata diretta è una luce che viaggia in linea retta, i cui raggi colpiscono il soggetto da un’unica angolazione. Crea situazioni di forte contrasto con ombre scure dai contorni precisi e netti, ombre che vengono chiamate dure. La si può ottenere usando luci artificiali di piccole o medie dimensioni (come lampade o flash) puntate direttamente sul soggetto senza filtri o diffusori , oppure a luce naturale mettendo il soggetto sotto il sole in una giornata serena durante le ore centrali della giornata.
Luce diffusa
Quando i raggi hanno direzioni diverse e colpiscono il soggetto da più angoli si ha una luce diffusa, una situazione poco contrastata, le ombre sono più chiare, poco precise e dai bordi sfumati, ombre cosiddette morbide. Se parliamo di luce artificiale la possiamo ottenere schermando la luce con dei diffusori opachi, riflettendola con ombrelli fotografici o pannelli riflettenti, oppure direzionandola verso una parete o verso il soffitto e non sul soggetto. Se parliamo di luce naturale è quella che abbiamo in una giornata nuvolosa o nebbiosa (le nuvole e la foschia fanno da diffusore al sole) oppure in un interno quando la luce non entra dalla finestra in modo diretto o è filtrata da una tenda. Se invece stiamo all’aperto e le nuvole sono così dense e coprenti da avere un cielo scuro e completamente grigio, le ombre possono scomparire del tutto fino ad avere una illuminazione uniforme e piattissima.
Nell’immagine sopra vi ho fatto un esempio: una ciotola illuminata prima con una luce diretta e poi con una diffusa, entrambe poste nella stessa posizione rispetto all’oggetto (in questo caso lateralmente con una inclinazione di 45°). Nella foto a sinistra le zone di luce sono molto intense e luminose, le ombre sono pesanti e precise e i riflessi all’interno della tazza sono più brillanti e definiti. In quella a destra la luce è più delicata, le ombre sono sfumate e i riflessi solo accennati. La prima foto cattura maggiormente l’attenzione dell’occhio ma lo stanca prima, è una foto “aggressiva”. La seconda invece è “pacata”, dà una sensazione di rilassatezza e invoglia ad essere osservata più a lungo.
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Altri fattori che influenzano la qualità della luce sono le dimensioni della sorgente luminosa e la sua distanza rispetto al soggetto. Più la sorgente luminosa è piccola rispetto al soggetto più la luce che produce è dura, più la sorgente è grande più la luce è morbida. Inoltre più la sorgente è distante rispetto al soggetto più la luce è dura, e ovviamente più è vicina più la luce è morbida.
Guardate l’immagine sopra: sempre lo stesso soggetto illuminato frontalmente con una luce identica in entrambe le foto. Ho cambiato solo la distanza della luce dalla tazza: nella foto a sinistra la luce è vicinissima (solo pochi centimetri) mentre in quella a destra è distante circa un metro. Ombra sfumata nel primo caso, ombra nettissima nel secondo.
Riferendoci alla luce naturale, il sole è ovviamente la fonte luminosa più lontana dal soggetto che possiamo avere, inoltre anche se è enorme, è così lontano da poter essere considerato come una luce piccola e puntiforme. Entrambi questi fattori (enorme distanza e dimensione puntiforme) fanno si che la sua luce risulti durissima ed è per questo che se fate una foto d’estate al mare a mezzogiorno avrete luci fortissime, ombre quasi del tutto nere e colori estremamente vivaci, ed è sempre per questo che i vostri occhi si stancheranno presto e avrete bisogno di indossare gli occhiali da sole.
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Considerando invece una luce schermata da un diffusore posto tra la sorgente luminosa e il soggetto (come un pannello opaco, una tenda, ecc.) dobbiamo considerare anche la distanza della schermatura dalla fonte di luce. Più la schermatura è vicina alla fonte più le ombre saranno dure, più è lontana più saranno morbide.
Nella fotografia in generale e in particolar modo in quella di food, la luce diffusa che entra dalla finestra è una delle più cercate e desiderate perchè avvolge il soggetto in modo delicato pur non essendo piatta, e perchè dona tridimensionalità dando risalto alle forme grazie all’opposizione di luci tenui e ombre sfumate. Ciò non toglie che possiamo sentirci liberi di usare anche gli altri tipi di luce se vogliamo ottenere un effetto diverso, ad esempio usando la luce dura per avere uno stile più caravaggesco e intenso, e donare drammaticità all’immagine.
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Ora vediamo se avete capito: se vi dico che tutto quel bianco che vedete dietro di me nella foto di apertura altro non è che una finestra intelaiata con un grande pannello bianco opaco, guardando anche la foto delle fave che ne è uscita fuori, che tipo di luce avrò voluto creare? Diretta, diffusa, morbida o dura?